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PETROLIO: PERCHE' E' LUI L'ORO NERO?

Molto spesso ci è capitato di sentir parlare dell’aumento del prezzo del petrolio e delle gravi conseguenze per la nostra economia. Ma cos’è esattamente questo materiale e quali sono i suoi utilizzi?

Il petrolio non è altro che una miscela di idrocarburi naturali (composti a base di carbonio e idrogeno) contenente anche, in piccolissime quantità, composti azotati, solforati e ossigenati. Il suo nome deriva dal latino medievale “PETROLEUM”, che letteralmente significa “olio (oleum) di roccia (petrae)”. Termine, quindi, molto antico, così come il suo impiego che risale già ai tempi degli Antichi Greci, che lo utilizzavano per alimentare le lampade e produrre medicinali.

L’industria del petrolio risale alla metà dell’800 quando Edwin Drake permise nel 1859 l’apertura del primo pozzo petrolifero in Pennsylvania. Inizialmente questa miscela trovò come impiego principale quello come fonte di energia per i motori (sostituendo il carbone, suo predecessore) e per l’illuminazione. Negli anni, però, grazie al progresso tecnologico e della chimica, ha trovato numerose altre applicazioni e dal petrolio è stato possibile ottenere le nafte, usate per la pulizia a secco e come solventi, le benzine, il cherosene, il combustibile per i motori diesel e per motori più pesanti, oli lubrificanti, grassi semi-solidi (tra cui la vaselina), la paraffina, il catrame e il bitume per l’asfalto.

Tutti questi prodotti vengono ottenuti attraverso le diverse fasi di lavorazione del petrolio greggio: separazione per distillazione o topping, conversione e trattamento. Il topping è indispensabile per ottenere dal greggio varie frazioni (benzine leggere e pesanti, cherosene, gasolio, ecc.) e viene effettuato tramite colonne di distillazione o frazionamento. Questo processo è seguito dalla conversione, tramite la quale le frazioni ottenute vengono trasformate in prodotti più raffinati. Infine, con il trattamento vengono rimosse le impurità e le sostanze non desiderabili presenti.

Tutti questi processi si svolgono in complessi industriali chiamati raffinerie, che si distinguono, a seconda dei processi di lavorazione effettuati in:

- raffinerie a combustibili, destinate alla produzione di distillati leggeri e medi

- raffinerie a lubrificanti, destinate a produrre principalmente lubrificanti

- raffinerie complete, che possono lavorare greggi di vario tipo.

Altri prodotti derivati dal petrolio, ma attraverso processi più elaborati, sono inoltre rappresentati dalla gomma sintetica, i fertilizzanti azotati, le fibre tessili sintetiche e le materie plastiche.

Dalla prima industria petrolifera, la produzione annua di questo materiale è cresciuta via, via costantemente, passando da circa 50 milioni di tonnellate prodotti nel primo decennio del ’900 a circa 540 milioni di tonnellate (oltre dieci volte tanto) solo negli anni ’50.

I principali Paesi produttori di petrolio sono attualmente Arabia Saudita e Stati Uniti, seguiti dalla Russia. Altri grossi produttori sono la Cina, il Messico, il Venezuela, gli Emirati Arabi, il Canada e la Nigeria.

Un mercato, dunque, che è andato progressivamente espandendosi negli anni, con grosse ripercussioni, oltre che sull’economia e lo sviluppo dei Paesi, anche sull’ambiente e gli ecosistemi. Il petrolio, infatti, è causa di grossi problemi di inquinamento che riguardano il suolo, l’aria e l’acqua. E questo per via di:

- perdite da navi petroliere

- infiltrazioni naturali

- perdite da raffinerie o altri impianti

- operazioni di lavaggio delle cisterne

- eruzione di petrolio dai pozzi durante le fasi di trivellazione.

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